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Storia dello stemma comunale

Lo stemma del Comune di Calderara è stato scelto dall'Amministrazione Comunale eletta dopo la costituzione del Regno d'Italia del 1860.
Infatti, il Comune, fondato in epoca napoleonica, sotto un regime che ripudiava le memorie feudali, non ebbe stemma nemmeno con la successiva restaurazione papalina, e fregiava gli atti con le chiavi e il triregno pontificio.

Gli araldisti incaricati dal Comune scelsero, adeguandosi alle mode medievaliste dell'epoca romantica, i temi araldici di antichi feudatari: la testa di cervo (definita "massacro di cervo") d'oro su fondo azzurro, o rosso, degli Ubaldini, grande famiglia di Signori del Mugello, un cui erede, Ottaviano, cardinale ghibellino e vescovo di Bologna (1217) fu feudatario del "fundus Calidarius". I suoi discendenti, nominati Conti Palatini (1356), assunsero il cognome di "Caldarari", e fra essi furono famosi Giovanni di Andrea, dottore in Legge (sapientissimo, appellato "Lumen Mundi, Tuba, e Pater Iuris Canonicis") e il suo erede e successore adottivo Giovanni detto Calderino (luminare dell'Ateneo, amministratore di Bologna nei Savi e negli Anziani, ambasciatore presso il Papa Urbano V, ma probabilmente non alto di statura, come suggerisce il soprannome).

I suoi eredi assunsero il nome di "Calderini", mantenendo nello stemma inquartato con aquile imperiali, azzurro e oro, le teste di cervo sormontate da rosellina a sei petali in luogo della stella d'oro a otto punte degli Ubaldini.
Questi Calderini, che si trasmettevano la cattedra di padre in figli, erano famosi per la sapienza delle loro donne, mogli e figlie che, laureate in Legge, li affiancavano e sostituivano come supplenti nell'insegnamento.

Nello stemma comunale la rosellina a petali aguzzi degli Ubaldini è sostituita da una rosa Tudor, forse in onore di un'altra illustre adozione: la marchesina Christine Dudley di Northumberland, vedova Paleotti che risiedette nell'omonima villa a metà del '600.

Sopra lo stemma ubaldinesco, nel Comune di Calderara fu imposto il "Capo d'Angiò", che è una fascia azzurra contenente la figura di un rastrello che raccoglie dei gigli d'oro. E' una onorificenza concessa da Carlo d'Angiò al Comune di Bologna e ad altri dell'Emilia per essersi schierati dalla parte Guelfa contro l'Impero. In epoca moderna è stato adottato da quasi tutti i Comuni del bolognese.

Con la collaborazione del Gruppo Ricerca Storica di Calderara

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pubblicato il 2013/12/05 16:57:26 GMT+2 ultima modifica 2013-12-05T17:57:00+02:00

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