Sezioni

IL GRANDE GIOCO

una produzione dell'Associazione Teatro Giovani-Teatro Pirata, di Silvano Fiordelmondo, Simone Guerro, Francesco Niccolini, con Silvano Fiordelmondo e Fabio Spadoni, regia e scrittura scenica Simone Guerro, light designer Michelangelo Campanale - teatro d'attore

Hector e Papios: due fratelli, una vita sola. Un grande gioco, fatto di condivisione, complicità e affetto smisurato. Una notizia inaspettata irrompe nella loro vita e modifica il ritmo della loro relazione. Da quel momento parte una nuova avventura: i due compilano una lista dei desideri, da esaudire tutti, sfidando il tempo, come ogni grande gioco che si rispetti. In questo modo, in un divertimento continuo, che passa per un rocambolesco viaggio al mare, un'improbabile serata in discoteca, un lunapark e un ultimo inaspettato desiderio, si arriva alla fine di una intensa giornata...

IL GRANDE GIOCO 1I due fratelli si lasciano andare, ognuno per il suo viaggio, serenamente perché consapevoli di avere vissuto tutto quello che c’era da vivere. La lista dei desideri è finita ma non la loro straordinaria storia. Uno spettacolo che vede in scena lo storico attore del Teatro Pirata Silvano Fiordelmondo insieme a Fabio Spadoni, attore con sindrome di Down, in una storia che commuove e diverte.


La scenografia è essenziale ed estremamente funzionale: due sedie, un fondale di carta stropicciata e una grande coperta ... insieme alle luci, alle musiche e a un cambio minimale di costumi, lo spettacolo riesce a portarci in luoghi e situazioni continuamente diversi. Silvano e Fabio, coppia affiatatissima sul palcoscenico, ci conducono con leggerezza attraverso situazioni importanti quali l'amicizia e la generosità dell'affetto che va oltre la malattia e la morte. Quest'ultima accettata con l'ovvia tristezza, ma anche con la serenità dell'ineluttabilità della fine della vita che, se trascorsa con amore, vale sempre la pena di essere vissuta. 
Nicoletta Cardone Johnson - Eolo.it

Con una mimica semplice ed essenziale i due attori costruiscono un mondo in cui la scenografia può permettersi di essere minimale. Gesti e sguardi precisi rispondono alle necessità ritmiche dei tempi comici; riempiono lo spazio del loro dialogo, la cui componente verbale è soltanto sporadicamente espressa da Fabio, attore affetto da Sindrome di Down.
L’ironia pervade tutti i momenti dello spettacolo: scaturisce spontaneamente dal loro innocente prendersi in giro e dalla contrapposizione delle loro fisicità; alto e ingobbito Hector, basso e più goffo Papios, i due corpi si compensano in scena e ci invitano a sbirciare nelle loro avventure. La disabilità diviene dispositivo drammaturgico autonomo in un testo cucito addosso ai suoi interpreti e all’umanità che lo nutre... La scelta dei due fratelli è carica di vita e di consapevolezza e la genuinità e comprensibilità delle scelte sceniche creano un rapporto confidenziale e ricco di calore con gli spettatori. È un teatro che si mette di mezzo, che viene a disturbare, ma che sa accompagnare con dolcezza il momento della separazione.
Leonardo Delfanti e Angela Forti - PAC magazine di arte e culture

 

Azioni sul documento

pubblicato il 2019/11/12 11:33:42 GMT+2 ultima modifica 2019-11-12T11:33:42+02:00

Valuta questo sito